Dopo una lunga attesa all’uscita di scuola, la protagonista, che al tempo frequentava la scuola elementare, si ritrova in macchina con il padre. Un viaggio segnato da un lungo silenzio che termina all’ospedale, dove la madre è ricoverata dopo il suo primo tentativo (fallimentare!) di suicidio. Appena vede la figlia fuori dalla sua stanza, la madre, con un filo di voce, riesce a dire solo un “non lei!”. Da questo momento, la protagonista, deve trovare il modo di reagire. Il senso di colpa comincia a insinuarsi dentro di lei. Deve trovare un modo per superare questo profondo turbamento e reagire e, sempre all’ospedale, trova il modo: scrivere una lista di tutte le cose per cui vale la pena vivere. Le prime 10 cose le scrive di getto.
1) Gelato
2) Gavettoni
3) Rimanere sveglia dopo l’orario per andare a letto e avere il permesso di guardare la tv.
4) Il colore giallo.
5)Tutte le cose a righe.
6) Le giostre.
7) Gente che scivola.
8) Succo.
9) Cioccolato.
10) Anziani gentili che non sono bizzarri e che non hanno quello strano odore.
“…se vivi tanto a lungo e arrivi alla fine dei tuoi giorni senza esserti mai sentito schiacciato, almeno una volta, dalla depressione, beh, allora vuol dire che non sei stato molto attento!”.
di Duncan Macmillan
Traduzione e Regia di Michele Panella
con
Daniela D’Argenio Donati
Suoni Giorgi Khositashvili
Grafica Eleonora De Leo
Testo vincitore del 1° Premio EURODRAM “Migliore Traduzione” 2017